Pena perpetua si compone di due romanzi brevi. In entrambi c’è un personaggio che scrive un Diario. Il libro si apre con un trasloco da Adrogué a Mar del Plata. Siamo in Argentina nel 1957: il padre del narratore è un peronista, i tempi sono cambiati, bisogna andare via. A Mar del Plata il narratore, in cui è possibile riconoscere la voce di Emilio Renzi, incontra Steve Ratliff, figura tragica in stile Gatsby che insegna a Renzi a vivere secondo i dettami della letteratura. Il Diario è un tentativo di entrare nell’esistenza di Ratliff e di dare un senso alle vicende irrisolte della sua vita, riscrivendo il romanzo interminabile che ha ossessionato Ratliff per tutta la vita. Nel secondo testo il Diario è una trappola: Stephen Stevensen, scrittore irlandese vicino alle istanze dell’IRA, spia i movimenti del suo collega Ricardo Piglia, anch’egli ospite Maison des écrivains étrangers et des traducteurs a Saint-Nazaire, in Francia. Ossessivo e maniacale, Stevensen è convinto di poter usare la scrittura per prevedere il futuro: il Diario come oracolo.
Tradotto dallo spagnolo (Argentina) da Federica Arnoldi e Alfredo Zucchi.
Ricardo Piglia (1941-2017) è stato uno scrittore e saggista argentino. Tra le sue opere pubblicate in Italia: Respirazione artificiale, La città assente, L’ultimo lettore, Solo per Ida Brown, Critica e finzione, Soldi bruciati.